domenica 9 marzo 2008

è sempre meno raro…


…. che si riesca a coinvolgere tante persone intorno ai temi della solidarietà e dell’impegno sociale.
Ne è testimonianza la moltitudine di persone che il 29 febbraio scorso si sono impegnate nell’opera di sensibilizzazione verso il problema della malattie rare.
Rare Disease Day (
http://www.rarediseaseday.org/ ) è stata la Prima Giornata Europea per le Malattie Rare, che in Sardegna ha visto l’Associazione Sindrome di Crisponi e Malattie Rare coordinare una serie di eventi attraverso i quali si è voluto attirare l’attenzione dell’opinione pubblica verso questi temi.
La scelta del 29 febbraio, all'insegna del motto "Un giorno raro per persone molto speciali" è stata determinata dal fatto che si trattava di un giorno per così dire "raro": capita ogni 4 anni e ha potuto rendere molto bene il concetto di rarità. Negli anni non bisestili sarà ricordata il 28 febbraio.
Anche il nostro Istituto, inserito tra le scuole “IMPA-RARE”, ha aderito con slancio all'iniziativa di sensibilizzazione, con distribuzione di materiale divulgativo, proiezione di film sulle tematiche del valore sociale della disabilità, incontri tra insegnanti e alunni sull'argomento, riflessioni sui valori di sensibilità e solidarietà che sono tra i più importanti cardini su cui fa leva l’azione formativa. Gli alunni hanno dimostrato attenzione e interesse, mettendo in evidenza quanto anche i giovanissimi, apparentemente distratti dalla vita moderna, siano in realtà sensibili a queste problematiche, che riguardano spesso molti loro coetanei, ed ora hanno la possibilità di intervenire con le oro riflessioni nella pagina a loro dedicata all’interno del blog che raccoglie tutte le iniziative (
http://malattieraresardegna.blogspot.com/2008/03/3b-pozzomaggiore.html ).
Coraggio ragazzi. Fatevi sotto!

A volte Dio mette alla prova la gente speciale.

(dal film "Mi chiamo Sam)

5 commenti:

Anonimo ha detto...

quante volte, trovandoci ad osservare una persona "diversamente abile", o affetta da una qualche patologia, ci viene spontaneo definirla "sfortunata"...le apparenze, però, sono quanto di più ingannevole si possa trovare.spesso infatti non ci accorgiamo delle lezioni sulla vita che queste persone danno a noi, "baciati dalla buona sorte" senza grandi sforzi da parte nostra.Noi, che grazie al cielo possiamo godere del dono della salute, spesso siamo portati al lamento facile, alla protesta gratuita, spesso per piccolezze. Bisognerebbe che ognuno di noi guardasse la vita con occhi che non siano velati dal "vorrei avere...", che invece dovrebbe lasciare il posto al "vorrei essere...". Essere disponibili, pronti, felici di poter essere di aiuto agli altri, ma anche capaci di apprezzare la vita così com'è, con tutte le gioie, i momenti difficili, le piccole sorprese e le piccole conquiste di ogni giorno, ricordando che un gesto che per noi è nulla, per altri è un passo da gigante.é questa la visione della vita che queste persone hanno e ci regalano: facciamone tesoro!

Anonimo ha detto...

Il 29 febbraio (un giorno raro per persone speciali) è stato un giorno particolare anche per me, genitore, educatore, insegnante. Dio non mette solo alla prova gente speciale, mette alla prova anche me, piccolo essere quasi insignificante. Ricordo i volti dei miei alunni, il sordo silenzio del rifiuto, di pietà , della non accettazione di una realtà per molti distante, e sentire “ma prof. per vivere così preferisco morire”; MORIRE, un’espressione troppo forte per una bambina di 12 anni. Qual è la mia prova, qual è la mia responsabilità come educatore La difficoltà di andare ogni giorno controcorrente, di insegnare nelle piccole cose l’amore per la vita, il senso della sofferenza, del dolore. Quanto è difficile parlare di sofferenza, di malattie in una società che continuamente ti chiede di essere bello, sano, superficiale, dove è vietato ingrassare, invecchiare, ammalarsi. Come spiegare ai miei figli(anche gli alunni sono “miei figli”) che la vita non è quella della pubblicità dove tutto è bello e perfetto. Manca nei nostri giovani la coscienza che si è parte di un qualcosa che fa girare il mondo, che la vita è unica e irripetibile e va vissuta per quello che è. Aiutiamo i nostri giovani a cogliere il vero senso della vita, aiutiamoli a Perseverare, educhiamoli al Sacrificio, alla Rinuncia, al Gusto della Vittoria dopo una lunga lotta; Aiutiamoli a sentirsi parte integranti, necessari, insostituibili. Educhiamo ad amare. Diceva il monaco Thomas Merton “la vita spirituale si riassume nell’amare. Non si ama perché si vuol fare il bene di qualcuno, aiutarlo, proteggerlo. Agendo in questa maniera, ci comportiamo come se vedessimo il prossimo come semplice oggetto e noi stessi come esseri generosi e saggi. Ma questo non ha nulla a che vedere con l’amore. Amare significa comunicare con l’altro e scoprire in lui una particella di Dio”.

Anonimo ha detto...

Caro anonimo, sono felice di sentire qualcuno così in sintonia con ciò che io penso. La vita è tutto quello che abbiamo, in fondo, e va difesa, amata in ogni forma e in ogni momento. I nostri ragazzi vanno educati a conoscere e conservare quei valori che sono la base di ogni esistenza: la sensibilità, la disponibilità, l'apertura e tanto altro ancora...valori che si riassumono in uno solo: l'AMORE, per il mondo in cui viviamo, per la natura, per il sapere, ma soprattutto per l'UOMO, qualunque condizione si trovi a vivere. Evangelicamente parlando, anche il nemico è persona da amare, e questo non si fa certo per obbligo. Ma credo che solo in questo modo educheremo veramente i nostri ragazzi, li aiuteremo a crescere nella maniera più bella e più giusta, accompagnandoli in quel cammino di crescita personale che abitua a non fermarsi solo alle apparenze, a ciò che la società vuole o impone per essere giudicati accettabili. Aiutiamo i nostri ragazzi a guardare "dentro" ciò che l'altro è, e scopriranno insieme a noi un mondo di uguaglianza, di giustizia, di mani tese senza aspettare niente in cambio. E' un dono che ci facciamo a vicenda, perché tutti abbiamo bisogno di imparare ogni giorno ad andare al di là, di riscoprire qual'è il vero significato della vita e di ciò che la riempie veramente e la rende unica.

Anonimo ha detto...

Visto che l'argom è ancora questo, lascio il mio commento, che non ho portato a suo tempo. In un libro ho letto questa storia, che mi ha commosso. La riassumo brevemente: una ragazzina di 12 anni viene colpita dalla leucemia. La chemio le fa cadere tutti i capelli. Contro il parere dei loro genitori, i compagni decidono di rasarsi a zero, tutti, per solidarietà con la ragazzina. La piccola, il giorno del suo rientro a scuola dopo il periodo trascorso in ospedale per la terapia, trova questa sorpresa, come benvenuto. E' un semplice messaggio per dire che spesso sono i ragazzi stessi a comprendere e trovare le soluzioni migliori, nella loro spontaneità e freschezza immediata, per non far sentire solo chi è in difficoltà. Siamo noi adulti che abbiamo tanto da imparare!

Contos de Iscola ha detto...

Bellissima testimonianza, questa di Celeste.
Ci fa ricordare che spesso si cerca in tutti i modi di favorire l'integrazione dei più deboli nel gruppo, mentre è proprio il gruppo che, aprendosi al più debole, ne permette l'integrazione al suo interno, dandogli la forza. La forza del gruppo.