“L’etimologia più accreditata indica che la parola carnevale deriva dal latino "carnem levare", popolarmente tradotto "carne-vale" o "carnasciale", perché anticamente indicava il banchetto di abolizione della carne che si teneva subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima. Tuttavia, benché facente parte della tradizione cristiana, si possono rinvenire le origini della celebrazione carnevalesca anche in festività ben più antiche, come ad esempio nelle dionisiache greche e nei saturnali romani, che erano espressione del bisogno di un temporaneo scioglimento degli obblighi sociali e delle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell'ordine, allo scherzo ed anche alla dissolutezza. Anche per questa ragione i festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi; in particolare l'elemento più distintivo del carnevale è la tradizione del mascheramento”. (http://it.wikipedia.org/wiki/Carnevale)
E tutto ciò i nostri bambini e i nostri ragazzi lo sanno bene, anche se forse non conoscono completamente queste notizie storiche. E’ uno dei periodi dell’anno più attesi proprio per poter esibire la maschera, o il travestimento, o ancora soddisfare il desiderio di trasgressione sotto la copertura del “…ogni scherzo vale!”. Anche per la scuola il carnevale è una meravigliosa occasione di festa, di coinvolgimento e di allegria; uno spazio per rinforzare i rapporti umani tra alunni, insegnanti, genitori che condividono momenti di gioia dietro le diverse sembianze delle mascherine. Dopo le feste a Cossoine e Mara in occasione del giovedì grasso, lunedì 4 febbraio è stata la volta dei bambini della scuola Primaria di Pozzomaggiore che hanno rallegrato le vie del paese con un simpatico e coloratissimo corteo di maschere dove gli unici ruoli erano dati dal tipo di travestimento, e gli adulti si potevano riconoscere solo … dalle dimensioni. Non solo pause tra le attività didattiche quindi, ma ennesime opportunità formative per far crescere i nostri ragazzi.
lunedì 11 febbraio 2008
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3 commenti:
In una canzone di E.Guccini si cita:"e te li senti dentro quei legami. I riti antichi del passato. E te li senti dentro come mani, ma non comprendi più il significato". Questa è la tragica espressione di chi non conosce più le proprie origini, di chi ha perso la propria identità ma che nonostante tutto si sente legato, rapito da un modo di essere che però non comprende.
Penserete, ma questo cosa ha che fare con il carnevale? E' vero apparentemente nulla. Carnevale è allegria, trasgressione, capovolgimento dei ruoli, ma non tutti i carnevali sono uguali, se pensiamo seriamente al Nostro carnevale, soprattutto a quello Barbaricino, ben poco è entrato di tutto questo. Il carnevale sardo è un culto misterioso, penetrato a fondo nell'anima di un popolo e gelosamente custodito, ripete ogni anno come un rito la commemorazione di Dionisio che ogni anno rinasce a primavera come la vegetazione. Dopo la cristianizzazione, solo in barbagia si continuò a rappresentare la passione di un Dio che nasce e muore ciclicamente, come il grano, come l'erba, come i fiori. Per questo ogni paese della Sardegna ha conservato qualcosa di questa rappresentazione che nulla ha di gioioso perchè quello che prevale è l'aspetto tragico del rito: cupo a Mamoiada, selvaggio ad Ottana, cruento a Lula, agreste ad Orotelli, ludico a Bosa, spettacolare a Oristano. Tutte Manifestazioni che iniziano col pianto e si concludono con l'espolsione di gioia al ritorno del Dio sulla terra. E' affascinante e meraviglioso cercare e trovare il senso delle cose. E' questo credo sia il vero compito della scuola: dare senso a ciò che si è e a ciò che si fà.Come scuola non dobbiamo soffermarci alle cose superficiali e apparenti. Il carnevale, come ogni altra cosa o situazione, può essere una grande occasione di festa, è lo è sicuramente, ma può anche essere un momento di ricerca, di condivisione e scoperta di quello che siamo. I Nostri Ragazzi si sentono dentro questi legami di cui parla Guccini, ma non comprendono i significati e spetta anche a noi come scuola insegnare loro chi siamo e da dove veniamo.
Coraggio tutti al lavoro!
(il precedente post è stato cancella per errore. Lo riformulo ora. Scusate)
E' un vero peccato che un intervento così attento e così interessante si debba ascrivere ad un anonimo. Gli avremo perdonato anche il refuso del nome di Guccini!
Nelle tue parole ho rivisto la Mia Sartiglia che non è solo spettacolo, ma un vero e prorpio insieme di riti intrisi di significati metaforici, finanche religiosi.
Oltre che affascinato dai legami che hai richiamato, sono assolutamente d'accordo con quanto solleciti. A scuola ogni occasione, se sapientemente colta, è un occasione di riflessione per una maturazione consapevole dei nostri ragazzi. Nostri, come hai ben citato. E l'esortazione di metterci al lavoro spero tanto che ti veda coinvolt_ e capace di coinvolgere. L'anonimato non ti salva comunque da un bel "grazie" per il tuo contributo.
Interessante il commento dell'anonimo. A me non piace citare Guccini che rispetto come cantautore.....mi sento molto lontano da lui. Sento di essere molto più vicino alla tradizione millenaria di Mamoiada, di Ottana, di Orotelli.....e del "carre..segare" dell'interno della nostra isola. Peccato che gran parte delle nostre tradizioni siano state eliminate o intorpidite dalla nostra religione cristiana che come tutte ha cercato di sostituirsi a quelle preesistenti. I nostri ragazzi cercano di festeggiare il carnevale cosi come lo interpretano i più grandi e vivono più che altro di "imitazione". Sta a noi far riscoprire il vero significato dell'antica tradizione che non aveva niente a che vedere con i riti attuali, ma erano strettamente legati ai valori della terra, del raccolto e della procreazione. "Carre..segare" perchè anticamente e in questo periodo dell'anno, la terra veniva battuta dai piedi di tante persone...come si fa ancora a Mamoiada... così da svegliarla dal letargo invernale....e le donne venivano quasi frustate da strisce di carne e pelle di capra come segno di buon augurio e segno di fertilità.....altro che carri allegorici attuali.....che, per carità, si rispettano. Bisogna risvegliare la mente intorpidita dei nostri ragazzi ed educarli al rispetto delle nostre radici che devono sempre essere considerate dei grandi valori da riscoprire e conservare. Dobbiamo essere fieri della nostra sardità.....che non vuol dire isolarsi dal mondo, essere per forza diversi, ma avere la propria identità da presentare all'esterno con fierezza e senza vergogna. Abbiamo alle spalle una lunga storia che, ne sono pienamente sicuro, è tutta ancora da scoprire e valorizzare. Ben venga dunque il carnevale che porta gioia a grandi e piccini ma non dimentichiamoci del nostro "Carre...segare" Auguri!!!!
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